CAPPELLA

L’attuale cappella, dedicata alla Madonna del Buon Consiglio, fu costruita sull’area della cappella antica, anche se non ne segue lo stesso verso. La prima pietra fu posta 26 agosto 1902; la consacrazione avvenne il 19 giugno 1906 e fu presieduta da S.E.R. Mons. Francesco Re, Vescovo di Alba dal 1890 al 1933. La progettazione fu opera dell’architetto Giuseppe Gallo, mentre i lavori furono diretti da Lorenzo Viglino e da Vincenzo Borsa. 

La sua lunghezza è 20 metri per 11,70 metri di larghezza e 15,50 metri di altezza. Inoltre, ha una volta formata da tre “vele” generate da archi a pieno centro e archi rampanti all’esterno per la sicurezza architettonica. La facciata è in massima parte incorporata in un’ala del Seminario, mentre dalla parte opposta la costruzione si chiude in un’abside di modeste proporzioni, il quale è rivolto sul giardino del Seminario.

L’architetto ha voluto esaltare l’armoniosa combinazione degli elementi decorativi: questo è stato possibile grazie allo splendore dei marmi e alla loro policromia. Infatti, sono presenti 30 tipi di marmo (piccoli frammenti di questi marmi sono conservati al Museo Eusebio di Alba). I dominanti sono la Breccia di Viggiù, il Verde di Susa, il Varallo Polcevera, il Rosso Belgio, il Viale Asia, la Rosa di Spagna, il Rosso Verone e il Sanguigno d’Africa.

La pavimentazione originaria in piastrelle (visibile in Sacrestia) è stata sostituita da un nuovo pavimento in marmo negli anni 1961-1962. Le vetrate bifore e trifore sono state costruite in Germania e sono caratterizzate da richiami mariani. Invece, la parte decorativa pittorica fu affidata all’albese Fedele Finati. Anche in questo caso, come per le vetrate, i richiami mariani sono numerosi. Un’altra caratteristica decorativa sono i numerosi angeli. Li troviamo soprattutto nella parte superiore dell’abside (denominata “Nicchia”): qui, in semicerchio, si stende una teoria di 9 angeli dalle ampie vesti ieratiche, in adorazione.

LA PARETE FRONTALE

Sulla parete frontale campeggia la grandiosa icona, con cornice in legno dorato, a colonnine tortili che la dividono a forma di trittico. L’autore è il prof. Stura di Torino. Qui compaiono S. Carlo Borromeo al centro, il quale guarda la Madonna del Buon Consiglio, patrona del Seminario. A destra vediamo S. Francesco di Sales, mentre sinistra c’è S. Filippo Neri. Sotto i tre Santi, in una serie di quattro archetti, sono presenti altri quattro importanti santi della cristianità: S. Alfonso Maria de’ Liguori, S. Lorenzo Martire, patrono della Diocesi, S. Luigi Gonzaga e S. Tommaso d’Aquino a cui è intitolata la Biblioteca Diocesana. Sulla stessa parete frontale, a fianco dell’icona, vediamo due medaglioni che servivano a ricordare ai seminaristi due modelli di chierici: S. Stanislao Kostka e S. Giovanni Berchmans. Sotto l’icona troviamo una larga fascia a decorazione floreale al cui centro è presente una grande croce che reca, a capo dei quattro bracci, i simboli dei quattro Evangelisti: l’angelo (S. Matteo), il leone (S. Marco), il bue (S. Luca) e l’aquila (S. Giovanni Evangelista). Invece, al di sopra dell’icona, troviamo un medaglione che raffigura la SS. Trinità.

UNA CURIOSITÀ

La grande icona è facilmente e completamente spostabile: essa lascia intravedere la cosiddetta “Nicchia”, ovvero il grande incavo che risulta dall’interno della parte superiore dell’abside della cappella. Essa contiene un’edicola in legno dorato che accoglieva la statua di S. Giuseppe a marzo, la statua della Madonna per il mese di maggio e per la novena e la solennità dell’Immacolata Concezione nel mese di dicembre e la statua del Sacro Cuore nel mese di giugno.

LA VIA CRUCIS

Le 14 stazione della Via Crucis sono collocate sulle pareti laterali in due serie di sette: ogni serie è preceduta e seguita da scritte in latino su muro e incorniciate come i quadri delle stazioni.

LE BEATITUDINI:

Nelle lunette sovrastanti le otto porte, sopra uno scudo sorretto da due angeli, le otto beatitudini sono scritte in caratteri gotici. Su ogni beatitudine è presente il monogramma di Cristo (X P – con cui inizia il nome greco di Cristo). Si tratta dello stesso monogramma che spicca al centro della volta della cappella.

L’ALTARE MAGGIORE

L’altare maggiore è ricco di marmi: i pilastrini del tabernacolo sono in onice orientale con capitelli di bianco Carrara. La sacra mensa è una lastra di rosa di Spagna, sostenuta da archetti i cui pilastrini sono di rosso corallo, le colonnine in alabastro di Busca e i capitelli in bianco Carrara. Il retromensa è in bianco Svizzera. Le due colonne maestre ai lati dell’altare sono in rosa d’Africa. La base di complesso è in rosa di Spagna: le piccole lesene hanno la breccia scura di Carrara e di Serravezza bianco. Il tabernacolo è costituito da due porticine in metallo sbalzato con i simboli eucaristici delle spighe e dell’uva con sopra, in un sole radiante, il monogramma di S. Bernardino da Siena: IHS on l’H sormontata da una croce.

L’ALTARE IN LEGNO E L’AMBONE

L’attuale altare rivolto al popolo è in legno ed è opera della Ditta Prinotti di Mondovì: è stato ricavato, come l’ambone, dalla precedente balaustra dello scultore Favini. Quest’ultimo aveva anche realizzato la tribuna con teste di angeli per la cantoria, le otto porte interne e la bussola sottostante la porta di entrata.

LA STATUA IN LEGNO DELLA MADONNA

Si tratta di una scultura artistica in legno, alta 180cm, opera in terracotta di Suor Maria Angelica delle Suore Pie Discepole del Divin Maestro e riprodotta in legno dagli artisti di Ortisei (Val Gardena). Nel 1982 i chierici del Seminario lanciarono l’idea di questa statua: essi trovarono i finanziamenti per realizzarla, coinvolgendo amici e conoscenti. La statua giunse l’11 febbraio 1982, anche se fu inaugurata ufficialmente da Mons. Fausto Vallainc (Vescovo di Alba dal 1975 al 1986) il 26 aprile seguente. La statua è ora collocata vicino all’ambone.

L’ORGANO

Per risolvere la mancanza dell’organo, si adoperarono don Prospero Boella e Mons. Mario Mignone, docenti di musica all’epoca. Essi prelevarono il moderno organo da studio del Prof. Silvio Gosio di Magliano Alfieri a cui furono aggiunte, previa autorizzazione e compenso, le canne del vecchio organo di S. Domenico. Il lavoro fu affidato alla ditta Vegezzi Bossi di Centallo che realizzò un organo elettrico, a due tastiere, pedaliera, 14 registri, inaugurato ufficialmente il 20 novembre 1952 da Mons. Carlo Stoppa, Vescovo di Alba dal 1949 al 1965, e dal Maestro Angelo Surbone, titolare del Conservatorio di Torino. È stato revisionato nel 1979 quando la consolle è stata trasportata in presbiterio. Dietro l’organo sulla parte di fondo si legge quanto segue: “Pange lingua gloriosi Corporis mysterium” (in centro) e (ai lati) “Laudate Deum in cordis et organo” con “Laudate Dominum in tympano et choro.”